Il Giro d'Italia 2013 sarà ricordato, a malincuore, tra i più negativi di quelli disputati. Sono tanti i motivi di questo insuccesso, dalla monotonia di una corsa sopraffatta da uno stratosferico (fino ad ora) Vincenzo Nibali, alle modifiche apportate al percorso a causa della copiosa neve caduta sui monti che avrebbero dovuto scrivere la storia della 96° corsa rosa, fino all'ultimo caso di doping del recidivo Danilo Di Luca.
Nibali ha ipotecato questo Giro, ha dimostrato di essere il più forte non solo in salita, ma anche nelle cronometro. Certo è che la pazza stagione primaverile di questo anno lo ha aiutato, poichè se un Evans qualsiasi avesse voluto inventarsi qualcosa in un tappone alpino non ha potuto farlo. Il Giro d'Italia ha subito infatti una smorzatura: è stata infatti eliminata la salita del Sestriere nella tappa di Bardonecchia, relegando lo spettacolo nell'ultimo tratto dello Jafferau. E' stata annullata la tappa tutta in salita Ponte di Legno-Val Martello, che avrebbe presentato il Passo del Tonale e il Passo Castrin prima di arrivare in Val Martello. Oggi la tappa con le Tre Cime di Lavaredo, ma un percorso ancora modificato che fa saltare tantissimi trampolini di lancio per i coraggiosi che avrebbero voluto attaccare la maglia rosa. Forse la presenza di queste salite non avrebbe influito sull'esito finale della corsa anzi, per quello visto fino ad oggi, avrebbe potuto dare maggiore terreno fertile allo "Squalo di Messina" per monopolizzare la classifica. Ma lo spettacolo ha sicuramente risentito di questa nutrita assenza di pendenze.
A proposito di spettacolo, non è stato bello quello offerto da Danilo Di Luca, vincitore del Giro d'Italia 2007 e di diverse classiche importanti. A 37 anni, Di Luca, squalificato per 15 mesi dopo essere stato trovato positivo ad un controllo anti-doping, aveva trovato nella Vini Fantini e in patron Valentino Sciotti la squadra per poter riemergere dopo stagioni difficili. A dire il vero questo matrimonio non è stato facile in quanto Scinto, direttore sportivo della formazione abruzzese, ha provato in tutti i modi ad ostacolare l'aggregazione dello scalatore in squadra, tanto che Di Luca si è presentato tra la carovana rosa con due sole corse nelle gambe. E nonostante le difficoltà e la fiducia accordatagli da Sciotti, Di Luca è riuscito a compromettere tutto facendosi trovare nuovamente positivo ad un controllo anti-doping. Immediata la squalifica dal Giro d'Italia e il licenziamento da parte della sua squadra.
Sono state dure le parole del suo ormai ex direttore sportivo Luca Scinto, che ha puntato il dito contro il "Killer di Spoltore", ma è stato tutto il mondo del ciclismo a commentare amaramente il brutto accadimento.
Rimango basito, tuttavia, di fronte a tanta ipocrisia: Di Luca ha sbagliato e pagherà per i suoi errori, ma credo che qualcuno avrebbe fatto meglio a non commentare il fatto.
Sentire ex professionisti come Lance Armstrong, che ha scritto la storia del Tour de France vincendolo per tantissimi anni usando sostanze illecite, scagliarsi duramente contro Di Luca, fa veramente riflettere. Ciclisti che parlano dopo aver vissuto anni ed anni di doping, dimostrano l'ipocrisia che c'è intorno al mondo sportivo. Troppo facile così: troppo semplice adesso urlare allo scandalo e colpevolizzare. Non bisogna giustificare, non bisogna dar adito ad atleti di pensare di potersi dopare, ma non bisogna neanche essere così duri. Chi voleva e soprattutto poteva commentare, avrebbe fatto meglio ad essere più laconico e rilasciare dichiarazioni di facciata, senza scagliarsi contro così duramente. Altre persone, invece, sarebbero state più corrette non rilasciando dichiarazioni, risultando agli occhi di tutti molto meno ridicole e più leali verso chi ha sbagliato e dovrà pagare a caro prezzo.
Il Di Luca atleta ormai è perso, sia per una questione di età anagrafica, sia perchè ora rischia la radiazione; ma sarà importante ritrovare il Di Luca uomo, sarà fondamentale stargli vicino e non abbandonarlo ai suoi problemi, perchè in fondo chi è che non ha sbagliato nella propria vita?
Alfredo Sitti
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