giovedì 20 febbraio 2014

...E QUEL GOL CHE SA DI BEFFA...

Sorprendente, tanto da rimanere increduli in certi momenti. Un Milan così vivace, tonico e propositivo non se lo aspettava nessuno nell'andata degli ottavi di finale di Champions League. C'era fiducia nell'ambiente rossonero, consapevolezza che la "cultura europea" di questo club avrebbe rivitalizzato tutta la squadra. Ma
nonostante tutto, le apparizioni dell'ultimo periodo e l'avversario (capolista nella Liga spagnola) non facevano sperare nulla di buono ai tifosi.
I primi cinque minuti della partita hanno mostrato che i timori potessero essere fondati. Un Atletico Madrid spregiudicato, aggressivo, che non permetteva al Milan di organizzarsi, si è costantemente trovato ad attaccare la metà campo rossonera senza tuttavia creare grossi pericoli.
Poi però gli uomini di Clarence Seedorf sono saliti in cattedra: quaranta minuti da manuale o quasi, giro palla veloce, pressing asfissiante, gran movimento e diverse occasioni create, alcune clamorose. 
A dire il vero c'è da segnalare anche un rigore non dato, dopo che Poli è stato sbilanciato in area in modo abbastanza evidente.
Pure i legni hanno detto no ai rossoneri. Prima Kaka con un gran sinistro stampatosi sulla traversa e poi lo stesso Poli, con un colpo di testa ben indirizzato verso la porta. Quest'ultima è rimasta inviolata solo grazie ad uno strepitoso Courtois, che ha respinto anche con l'aiuto del palo appunto.
I rossoneri spingevano, creavano occasioni, ma il gol non arrivava. In quegli attimi un presagio, ricordi passati. Il flashback è andato ad incrociarsi e sbattere sull'ottavo di finale della passata stagione. Milan-Barcellona terminò 2-0, ma il ritorno al Camp Nou fu stregato da un maledetto palo di Niang sullo 0-0, che avrebbe chiuso probabilmente ogni discorso qualificazione. Sappiamo tutti poi come andò a finire.
Il ricordo di quegli attimi hanno fatto tremare la mente, hanno reso la tensione paura, timore che quei due legni colpiti fossero un presagio.
Ma il Milan ha continuato a giocare bene; il movimento di Balotelli, l'esperienza di Kaka, la tecnica e la gran forza fisica di Taarabt ed un centrocampo che proteggeva benissimo la difesa, non davano spazio all'Atletico.
Però la sorpresa iniziale nel vedere quella gran bella squadra si è trasformata nei minuti finali, proprio quando la partita sembrava avviarsi verso lo 0-0 e la tensione iniziava a scendere, in un'inattesa sconfitta.
Diego Costa, l'uomo più chiacchierato tra gli spagnoli per le sue qualità, è stato lasciato incredibilmente solo in area. Sugli sviluppi di un calcio d'angolo Abate non è stato impeccabile nel rinviare prolungando, da vera torre, la palla sul secondo palo. A quel punto Costa, solo in area, non poteva sbagliare di testa (anche Abbiati non è esente da colpe in questo caso).
0-1. Il presagio di una partita maledetta si è avverato. Quei due legni del primo tempo, proprio della porta dove Abbiati è stato insaccato, gridano vendetta.
I giochi sono ancora aperti, c'è un match di ritorno da affrontare, ma al Calderòn adesso serve un'impresa. 

                                                                                                            Alfredo Sitti

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